LUGANO – Padiglioni semivuoti, grandi nomi della sanità ticinese assenti, nessun appoggio concreto da parte delle istituzioni pubbliche (solo il generico patrocinio della Città di Lugano). È stata una partenza molto in salita quella della prima edizione di Expomedica, la fiera dell’innovazione sanitaria (come recitavano i manifesti) allestita al Centro Esposizioni dal 13 al 16 marzo. «È vero, abbiamo avuto un’affluenza minore delle previsioni, per vari motivi – ammette Sergio Ferrazzo, direttore di Icabe Group, una delle due aziende (l’altra è Ticino Edizioni) che hanno ideato e allestito la fiera – ma questa, per noi, era una sorta di prova, o di numero zero, come si dice quando si parla di nuovi giornali che vanno in edicola. L’idea da cui siamo partiti (quella di far dialogare fra loro le diverse anime di un settore importante come quello della salute) è sicuramente giusta. Dovremo però equilibrare meglio gli ingredienti nella prossima edizione, prevista fra due anni».
Expomedica era divisa in cinque aree (social-medica, terza età, attrezzature per ospedali e studi medici, attrezzature per aiutare chi ha disabilità fisiche, strumenti di diagnosi), con un numero ridotto di espositori, però: solo una quarantina in totale. Dunque, la «copertura» dei vari settori è risultata necessariamente ristretta e frammentaria. «In Ticino la Sanità muove 1,8 miliardi di franchi all’anno – continua Ferrazzo – e le persone direttamente coinvolte (medici, infermieri, tecnici, e così via) sono ben 13.600, a cui ne vanno aggiunte numerosissime altre che intervengono dall’esterno, a vario titolo. Da tempo molti operatori sanitari mi dicevano che sarebbe stato opportuno creare un “luogo” in cui fare incontrare tutti. E noi abbiamo deciso di provare con Expomedica».
Come dicevamo, è mancata la presenza del gigante EOC, ma non si sono fatti vedere neppure il gruppo Swiss Medical Network (Clinica Sant’Anna e Ars Medica), la Clinica Luganese (Moncucco) e l’Università della Svizzera Italiana, con la nuova facoltà di scienze biomediche. Fra i big ticinesi erano presenti solo la Fondazione Cardiocentro e, per le aziende, Medacta. In più, gli stand dell’Ordine dei medici, della Croce verde, della Lega ticinese contro il cancro, del Centro Professionale Sociosanitario di Lugano e del Centromedico. Per il resto, ditte che producono attrezzature per aiutare i disabili o vendono pigiami per gli anziani costretti a rimanere molto a letto, accanto ad aziende che si occupano di telesoccorso o di assistenza domiciliare, e così via. «Non nascondo la delusione – dice Michele Bruno, titolare della ABpharmasteel, specializzata nella fornitura di arredamenti in acciaio inossidabile per sale operatorie e studi medici. – Pochi i visitatori, e assenti le aziende farmaceutiche e gli istituti di ricerca, che sono un orgoglio per il Ticino». Più positiva Federica Carrara, di Bluprisma, un’azienda che si occupa di sistemi informatici: «Non c’era folla, è vero – racconta – ma abbiamo avuto parecchi contatti comunque, in questi giorni».
Sicuramente il prezzo del biglietto di ingresso (15 franchi per i visitatori «generici» e 40 per quelli professionali) ha scoraggiato molti. «Ma ogni azienda che ha partecipato aveva, comunque, un pacchetto di biglietti gratis per i clienti» precisa Francesca Cassani, direttrice di Ticino Edizioni. Anche la vicinanza del «ponte» di San Giuseppe non ha aiutato. «Forse avremmo dovuto puntare di più sull’offerta formativa – aggiunge Ferrazzo. – Avevamo previsto diversi incontri, ma andranno potenziati nel 2021». Numerose le conferenze, senza una grande affluenza di pubblico, però, in molti casi.
Ma c’è spazio in Ticino per fiere di questo tipo? «Nel nostro cantone vengono organizzati numerosi eventi “verticali” (Expomedica appartiene a questa categoria) – dice Francesca Cassani. – E in altre città europee esistono esempi virtuosi, nel settore delle fiere dedicate alla Salute, come a Zurigo, Düsseldorf, o Bologna». Il difficile, come sempre, è prendere le misure. «Voglio rimanere ottimista – conclude Ferrazzo. – Fino a poco tempo fa Expomedica era solo un’idea. Adesso, invece, esiste… È una piccola impronta, un punto di partenza, è vero. Ma faremo di tutto per svilupparlo».